[1] Col suo piacevole discorso sulle storie della mitologia, Bhadhram vi ha deliziato tutti. Era preoccupato per la sua salute cagionevole, ma l’entusiasmo ha vinto la debolezza fisica e la devozione gli ha fornito l’energia necessaria. Le sue emozioni erano di esultanza, ma la voce purtroppo usciva stentatamente, debole per la convalescenza. Anche voi avete sopportato il tormento di stare rannicchiati a terra per più di due ore, ma questo è l’atteggiamento giusto: non attribuire un’indebita importanza alle temporanee lamentele del corpo. Il succo della storia che Bhadhram ha raccontato e commentato è questo: il Signore è il burattinaio che tira i fili nel teatrino delle marionette. Sembra che i burattini danzino di propria iniziativa, che mettano in atto un loro progetto, che nessuno sia dietro le quinte a dirigerlo e che essi siano più che mai vivi ed intraprendenti. I fili sono invisibili ai vostri occhi, ed è la mente che vi imbroglia così. (Baba a questo punto canta una canzone: “La mente di un uomo preferisce Krishna, un altro ama Shiva, un terzo il Dio senza forma Allah”). Come avrete notato, la Mia voce ora si è fermata poiché la prossima strofa della canzone parla di chi preferisce il nome di Sai. Io non invito mai nessuno ad adorare Me e ad abbandonare le Forme che già venera. Io sono venuto per ristabilire il Dharma e quindi non chiedo e non chiederò mai che mi si renda omaggio. Venerate i l vostro Signore o Guru, chiunque sia; Io sono il Testimone, venuto a correggere la vostra visione.
[2] La storia narrata da Bhadhram parlava di Krishna e delle Sue gesta, di come uccise lo zio materno Kamsa, ecc. Tutto questo faceva parte del Suo Progetto, del Suo compito divino. Quando la verità esige il suo compimento, nessun effimero vincolo materiale può interporsi. Al Signore interessano solo quelle persone i cui cuori sono vincolati a Lui. A Lui interessa la devozione e non il devoto. Egli non avrà preferenze per i propri parenti e non si lascerà influenzare da simili relazioni di poco conto. Ātmashakti, il potere del Sé, può operare [nel mondo fenomenico] solo dietro sollecitazione di Māyāshakti, il potere creativo dell’illusione. Per questo motivo Māyā1 nacque subito prima di Krishna. Se Māyā è assente, come può andare in scena il dramma? Narratori e divulgatori hanno svilito i giochi divini del Signore con l’intento di compiacere la gente comune. Hanno fatto di Nārada un imbroglione di bassa lega, di Vishvāmitra2 un folle, di Hanuman una scimmia comune e di Rāma un uomo ordinario. Costoro creano l’impressione che Dio sia geloso, avaro, vendicativo e soggetto alle passioni; raramente svelano i significati ed i simbolismi delle storie e degli episodi, dei nomi e delle forme appartenenti alle personalità menzionate nei Purāna. Essi dovrebbero interpretare gli eventi in rapporto ai contesti del progresso spirituale e valutare le azioni rapportandole ai criteri dell’epoca in cui ebbero luogo, senza collocarle sullo sfondo dei tempi moderni. La gente dovrebbe essere trasformata dai loro racconti e percepire la stessa emozione di un’immersione nel sacro Gange. Anche il narratore dovrebbe mirare ad un’esperienza del genere attraverso una sincera pratica spirituale. Solo questo potrà donare autentica soddisfazione a chi ascolta e gioia a chi narra.
[3] Beninteso, finché la mente non è sgombra dal dubbio, dovete purificarla con una condotta morale ed una disciplina spirituale. Allora la Verità potrà riflettersi in essa con chiarezza crescente. L’appetito per i beni terreni deve essere ridotto fino a farlo svanire e cadere da solo come cadono i petali di un fiore ormai secco, senza bisogno di strapparli. Il rumore del mercato deve lasciare il posto al silenzio dell’altare; solo allora potrà essere udito il sussurro segreto della coscienza e si potrà riconoscere il segnale di monito delle Scritture. Naturalmente è la mancanza di pace che vi ha condotti in questo luogo, ma giunti qui non concentratevi solo sui doni materiali; fate tesoro anche dei consigli preziosi dati per il vostro sviluppo interiore. Dovete pregare: “Asato mā sat gamaya” – “Conducimi dall’illusione alla Realtà.” C’è una fine all’elenco delle cose terrene cui ambite? Quando ve ne siete procurata una, ecco che subito una seconda comincia a tentarvi, e se non riuscite ad averla, molto spesso anche il vostro attaccamento al Signore si raffredda. Se perdete qualcosa o vi derubano, perdete la fede in Me. Non sono venuto per proteggere i vostri gioielli o valori; sono venuto per difendere le vostre virtù e la vostra sacralità e per guidarvi alla Meta.
[4] Se la vostra bontà è in pericolo, venite da Me, Io vi dirò come coltivarla e raccoglierne il frutto. Se qualcuno è ghermito dalla morte durante un pellegrinaggio a Kāshī o a Badrinath, vi consolate pensando che è un modo invidiabile per andarsene, ma se qui a Puttaparti vi viene un lieve mal di testa, ve la prendete con Me. Secondo voi, chiunque sia entrato in questo āshram3 almeno una volta non dovrebbe più morire; se ciò accade, la vostra fede incomincia ad oscillare ed affievolirsi. Bene, neanche una palpebra può sollevarsi senza la Volontà di Dio, dunque, cercate d’assicurarvi la Sua Grazia e lasciate che Egli risponda a tutte le vostre domande come meglio crede. Al sorgere del sole, non tutti i boccioli di loto presenti nel lago si dischiudono completamente; solo quelli maturi si aprono del tutto, e gli altri devono aspettare il loro momento e crescere. La Sua Grazia è un diritto di tutti, ma può essere ottenuta solo attraverso la disciplina spirituale.
[5] In Me non c’è rabbia né odio, il Mio sangue è Amore e sono lo scrigno della compassione. Dovete comprendere Me e la Mia natura correttamente. L’ombra della luna riflessa in un lago sembra vibrare ed oscillare per via delle onde, ma se guardate in cielo la luna vi apparirà ferma come sempre. Io sono sempre stabile e la Mia Grazia è sempre alla portata. Agli occhi esteriori le Mie azioni appaiono magiche, miracolose; agli occhi interiori, invece, esse sono tutti giochi divini. Bene, la Mano che crea è la stessa che dona e non trattiene mai nulla. Questa Mano è sempre per voi, solo per voi. Questa è la Mia Verità: conoscetela e siate felici. Ho dato inizio all’opera per la quale sono disceso. Ho raccolto il metallo, l’acciaio, le pietre ed i mattoni; ho scavato i fossati delle fondamenta e la struttura sarà eretta presto. Non ci può essere alcuna interruzione. Vedrete migliaia di persone affollate lungo questa strada e centinaia appollaiate su ogni roccia di queste colline. I devoti che risiedono al Nilayam sono tristi poiché da tre mesi non riescono ad avere l’opportunità nemmeno di offrirmi il loro Namāskaram4. Essi pensano che le persone provenienti da lontano e che ripartono dopo pochi giorni siano più fortunate. A loro dico: “Siete delusi da un senso errato dei valori. Perché tanta preoccupazione se non riuscite a toccare questi Piedi? I Miei Piedi sono alla vostra portata sempre, in ogni momento ed ovunque vi troviate. «Le Sue Mani e i Suoi Piedi sono ovunque». Se gemendo nella sofferenza dite: “Non mi ascolti?” – le Mie orecchie sono lì ad ascoltare. Se pregate dal profondo del cuore: “Non vedi la mia condizione?” – i Miei occhi sono lì a riversare Grazia su di voi. Uscite dall’illusione e trasformatevi in Amore; a quel punto, riceverete da Me solo Amore.
[6] Rāma, Krishna e Sai Baba sembrano diversi per l’abito che ognuno di loro ha indossato, ma si tratta della medesima Entità, credetemi. Non fatevi indurre in errore a vostro discapito. Si stanno approssimando anni in cui questa costruzione enorme ed anche altre più grandi risulteranno troppo piccole per il gran numero di persone che saranno chiamate in questo luogo. Il cielo stesso dovrà fare da soffitto all’auditorio del futuro. Io stesso dovrò rinunciare sia all’automobile sia all’aereo per spostarmi da un posto all’altro, poiché la folla che vi si accalcherà sarà immensa; mi dovrò spostare nel cielo; sì, succederà anche questo, credetemi. Sarete testimoni di come Puttaparti diventerà Mathurā5. Nessuno può fermare questi sviluppi né ritardarli. Non vi abbandonerò e neppure voi potrete abbandonare Me. Anche se perderete la fede, vi pentirete e tornerete a questo rifugio velocemente, domandando a gran voce di essere riammessi. Resterò in questo corpo per 58 anni ancora; vi ho già rassicurato su questo in precedenza. Le vostre esistenze sono intrecciate con la Mia carriera terrena; agite sempre in conformità a questo grande privilegio.
Prāshanti Nilayam, 21.10.1961