Discorsi Divini
17 Luglio 1962 – La spinta interiore
17 Luglio 1962
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
La spinta interiore
[1] Oggi è il Vyāsa Pūrnimā. In tutta l’India questa festività è celebrata come Guru Pūrnimā, e l’importanza che ricopre questo giorno è appena stata spiegata in Telugu dall’avvocato di Repalle, in Kannada da Vinīta Chandra Rao, ed in Inglese dall’editore del Sanātana Sārathi. Bene, ora parlerò anch’Io. Qualunque sia la lingua in cui mi esprimo, Io parlo non tanto per informare quanto per curare. Vi somministro medicinali per la vostra mente e non cibo per il vostro cervello, o meglio, entrambe le cose, come il miele che è sia un alimento sia un medicinale. Nulla lega particolarmente al saggio Vyāsa questa giornata che porta il suo nome; non nacque né morì in questo giorno. È solo un giorno dedicato alla sua memoria ed alla venerazione di tutti i guru. Vyāsa fu il primo guru, il patriarca di tutti i Maestri spirituali. Egli realizzò la Verità e la proclamò in vari modi, aiutando l’uomo ad aprire il proprio occhio interiore. Vyāsa descrisse in termini bellissimi e semplici la gloria di Dio ed i mezzi per giungere a Lui; sperimentò che il Signore si manifesta quando la mente viene negata o distrutta, e prescrisse il percorso per poterlo attuare. Vyāsa quindi è il Precettore del mondo, il più grande dei Maestri. Egli raggruppò gli inni sacri e li suddivise nei quattro Veda, raccolse la letteratura vedica successiva e compose il Brahma Sūtra [aforismi sul Brahman] per esporne la filosofia; scrisse anche il Mahābhārata, nel quale è inclusa un’opera universale: la Bhagavad Gītā. Tuttavia, nonostante il suo sapere, la sua erudizione ed i suoi precetti, venne preso dalla tristezza. Il divino saggio Nārada gli consigliò allora di cantare la gloria di Dio nel Suo aspet to formale per risvegliare le proprie emozioni ed indirizzarle verso il Signore attraverso la devozione. Vyāsa scrisse allora il Bhāghavata Pūrana, ottenendo per sé e per il mondo intero grande gioia e pace.
[2] Bene, che onoriate Vyāsa o un altro guru, oggi la cosa più importante è il pūrnimā, ossia la luna piena. Questo è un evento certo, il resto della storia sono solo congetture. Il guru è necessario quando avete un ‘guri’ (‘obiettivo’ in Telugu); se vi manca quella spinta, infatti, cosa potrà mai fare un Maestro? Gettare semi nella sabbia o sulla roccia significa sprecare del materiale prezioso. Lo stimolo interiore di vedere la luce deve spingere il ricercatore dal Maestro o deve attirare il Maestro verso il discepolo, ovunque egli sia. Dovete indagare e discernere: gli oggetti materiali donano felicità? C’è qualcuno felice? Come si può essere felici se si moltiplicano i desideri e se si continua freneticamente ad alimentare quel fuoco impetuoso? La vostra stessa esperienza vi farà scoprire alla fine che la felicità è un dono interiore, un tesoro spirituale che può essere ottenuto solo con l’equanimità. La Luna è la divinità che presiede alla mente. Deve brillare eternamente fresca e confortante, in tutta la sua pienezza, nel Firmamento interiore del cuore. La Luna esteriore cala e cresce, ma la mente va allenata a resistere alle modificazioni degli umori. La Luna interiore non possiede alcuna macchia ed è sempre piena; per il ricercatore spirituale che ha raggiunto il traguardo è sempre Luna Piena.
[3] La mente produce un bozzolo che imprigiona il jīvi [sé individuale]. Il karma, che è l’attività di Māyā, rincchiude l’individuo nella sua presa. È la pula che permette ai semi del riso di crescere e di dare origine ad altre piante di riso con molti semi. Rimuovete la pula, ed il seme non potrà più germogliare. La pula, cioè il karma, fa in modo che l’individuo nasca e subisca il tormento delle tendenze innate sviluppatesi nelle vite trascorse nonché la fatica della purificazione. Voi premiate o punite voi stessi come conseguenza delle vostre stesse attività; siete qui perché lo avete desiderato, e vi trovate al livello in cui le vostre azioni vi hanno innalzato od abbassato; di fatto, costruite il vostro futuro con i vostri pensieri, desideri ed azioni. Māyā, l’illusione, è come lo spirito di una donna tribale che una volta prese possesso di un grande erudito in un eremitaggio himalayano. Lo sfortunato cantava e danzava come una ragazza tribale, imprecava e malediceva nel dialetto dello spirito e tutti si vergognavano di farsi trovare in sua compagnia. Alla fine, quando lo spirito fu esorcizzato, il saggio liberato tornò quello di prima; non rammentava più nulla delle sue gesta folli e dei suoi vaneggiamenti. L’uomo è posseduto allo stesso modo dallo spettro di Māyā. Quel fantasma deve essere cacciato via.
[4] Il guru o la Bhagavad Gītā insegnano il metodo per attuare questo esorcismo. Non disperate: quel fantasma può essere cacciato. La fiducia porta il coraggio e la forza necessari. Non dubitate né date adito alla disperazione. Deve accadere, che lo desideriate o meno, che vi sforziate o no; questa è la ragione per cui siete nati ed è l’obiettivo che dovete raggiungere. Non siete nati per essere strumenti nelle mani di un fantasma. La formica si muove lentamente e stabilmente verso il suo obiettivo, scavalcando ogni cosa che si trovi sul suo percorso. Fate in modo che il vostro percorso sia uguale a quello della formica. Seguite il sentiero della ripetizione del Nome divino con costanza, scavalcando gli ostacoli della pigrizia, dell’orgoglio, della fretta, del dubbio. Il guru vi potrà aiutare solo fino ad un certo punto, ma siategli grati per quel poco. Egli è come un abile giardiniere che si prende cura delle piante e le irriga intelligentemente, le pota in forme armoniose, le nutre col fertilizzante adatto per correggere il terreno e le protegge dalla siccità e dai parassiti. Offrite al guru la gratitudine per questo servizio, ma riservate al Signore l’abbandono totale. Non date al guru più del dovuto, ma non mutate la vostra fedeltà nei suoi confronti.
[5] Non potete vendere la vostra casa a qualcuno, ipotecarla poi ad un altro e, dopo un po’ di tempo, affittarla ad un terzo. Śrī Rāmakrishna dovette fare a pezzi perfino la Forma della Divina Madre Kālī quando questa gli fu d’ostacolo lungo il cammino verso la realizzazione dell’aspetto informale di Dio. Non impegnatevi in attività spirituali di tanto in tanto; fatelo con disciplina e continuità, altrimenti sarebbe come innaffiare una pianta per qualche tempo e poi lasciare che secchi prima di innaffiarla ancora.
Il punto centrale fra le sopracciglia su cui vi è stato detto di concentrarvi non è il punto sulla fronte dove le sopracciglia s’incontrano: è un punto nella vostra consapevolezza interiore, nel cuore spirituale. Come le fanciulle celesti che Indra, il capo degli Dei, mandava ai saggi durante la meditazione per interrompere le loro austerità, anche voi udirete nove differenti tipi di musica, ma ciò non vi deve esaltare e far sospendere il vostro lavoro spirituale. Il Guru Pūrnimā qui è differente da quello che si festeggia in altri luoghi. Fra Me e voi non c’è la relazione come fra un guru ed un discepolo, o quella fra una guida ed un pellegrino. Il guru esteriore non deve essere messo sullo stesso piano del Residente Interiore presente in tutti gli esseri. Neppure Garuda2 riuscirebbe a raggiungere il suo obiettivo se non spiegasse le ali e si lanciasse in volo. Muovetevi dunque, fate un passo avanti. Questo è il compito immediato. Decidete oggi di iniziare, animati da un sincero desiderio di vincere. La grazia di Dio diffonderà la luce: il Signore è venuto per aiutarvi.
Prashānti Nilayam, 17.07.1962
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications