Discorsi Divini
14 Gennaio 1962 (Sankranti) – La vera ascensione
14 Gennaio 1962
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
La vera ascensione
[1] Lo studioso vedico ha parlato in modo esauriente dell’importanza del giorno di Uttarāyana. Questo giorno possiede un significato esteriore ed uno interiore assai più importante per coloro che desiderano progredire spiritualmente. Io non attribuisco molto valore al significato esteriore, cioè che da oggi il sole abbia iniziato il suo percorso verso Nord e che i sei mesi che cominciano ora siano più sacri di quelli appena conclusi, o ancora, come ha detto Shāstri, che Uttarāyana sia il periodo più idoneo per la pratica spirituale. La vita dell’uomo deve essere una pratica spirituale costante, ed ogni giorno è quello buono per iniziare, sia che cada nei sei mesi di Dakshināyana sia in quelli di Uttarāyana. Non occorre attendere che il sole volga a Nord. I mesi e gli ‘ayāna’ [transiti del sole a nord ed a sud dell’equatore] sono connessi alla natura, e quindi possiedono solo un’importanza relativa. Uttarāyana è una qualità dell’occhio (Nayana), è un modo di vedere, non un semestre. Quando la vostra visione è puntata sul Brahman, allora sarà Uttarāyana; quando invece avrete occhi solo per questioni relative al mondo fenomenico, allora sarà Dakshināyana. Per chi ha sviluppato qualità eccellenti, ogni giorno sarà Uttarāyana, indipendentemente dal calendario. Quando avete la febbre la vostra lingua è amara, mentre se state bene siete in grado di riconoscere ogni sapore. Dakshināyana è la lingua amara, mentre quella dolce è Uttarāyana. Associare questi due concetti al Tropico del Cancro e del Capricorno è solo una convenzione. Il solstizio di Uttarāyana arriva a prescindere dal vostro impegno spirituale, poiché fa parte delle leggi della natura, ma per l’Uttarayāna vero dovete compiere sforzi, sforzi tremendi.
[2] Sappiate che esistono solo due entità: la sostanza e l’ombra, o meglio, esiste solo l’Uno e la sua apparenza prodotta dall’ignoranza, il Sé ed il non-Sé, Colui che vede e ciò che è visto. Quando questa verità diventa parte della vostra disposizione mentale, vi libera dall’illusione e vi permette di vedere il Kailāsh al termine del ‘percorso verso Nord’. Come il Kailāsh, quello stadio è solo luce e candore. Il cammino è dritto e duro, ma l’obiettivo è glorioso: nientemeno che l’illuminazione stessa. Quando la gente dimentica questa meta, l’Avatār viene a salvarla. L’Avatār s’incarna quando ci sono ancora uomini buoni e permane una traccia di Dharma, altrimenti a che serve il medico se il paziente è ormai deceduto? Quando un gran numero di persone buone teme per la sopravvivenza del bene, allora il Signore s’incarna per ristorare i loro spiriti abbattuti e per rinvigorire la fede ed il coraggio. La nota frase della Gītā «Paritrānāya Sādhūnām» non significa ‘per la protezione dei sadhu’, bensì ‘per la protezione di tutti coloro che possiedono le virtù ‘sadhu’; sadhu, infatti, significa ‘buono’. Persino negli animali, negli insetti e nei vermi si possono trovare buone virtù. Il Signore proteggerà e guiderà anche loro. Egli viene a promuovere il Dharma, il cui fondamento è la virtù. Una visione mondana vi trarrà in inganno e vi farà sprofondare nel dolore. Non comprendendo quali cose possano soddisfare i vostri aneliti interiori, voi cercate di possedere tutto ciò che attrae i vostri occhi. Se invece desiderate pensare a Dio ed agognate la compagnia di uomini pii, allora siete nell’Uttarāyana. Anche Bhīshma, il grande eroe, provò questi sentimenti e pregò:
Asato mā Sat gamaya Tamaso mā Jyotir gamaya Mrityor mā Amritam gamaya
Da questo mondo irreale, conducimi alla Realtà Dalle tenebre conducimi alla Luce
Dalla morte conducimi all’Immortalità.
“Da questo mondo caduco, guidami all’eterno mondo di beatitudine. Donami il fulgore della Tua Grazia ed illumina il mio Spirito di Verità. Salvami dalla tortura della nascita e della morte, distruggi i desideri della mente che producono i semi della rinascita e conducimi all’immortalità.” Grazie a quella preghiera ed al suo ardore, Bhīshma ebbe la visione di Krishna al momento della dipartita. Quello fu per lui il vero Uttarāyana.
[3] L’individuo e la Divinità sono le due rotaie lungo le quali il motore della mente trascina i vagoni delle pulsioni per gli oggetti sensoriali. Ogni vagone contiene il bagaglio che ognuno possiede, ossia l’intelletto, la mente, i sensi. L’Ātma è il conducente della locomotiva. Se i vagoni non sono ben agganciati alla motrice, si perderanno lungo il binario; fede e fiducia sono gli agganci; controllate che siano fissati saldamente e ricordate che essi non si agganciano da soli. Dovete utilizzare la forza e l’intelletto di cui siete stati dotati; la Grazia vi sarà concessa solo allora. Usufruite dell’energia che possedete; poi pregate per ottenere l’energia di Rāma. A quel punto il Signore Rāma vi benedirà e se domanderete una grazia Egli ve ne concederà cento. Questo corpo è il karmadeha, il corpo per l’azione; utilizzatelo bene per il fine per cui vi è stato dato.
[4] Vedo qui molte persone venute con dei pullman speciali che le portano a visitare diversi luoghi sacri. Ho qualche parola per loro: quando raggiungete un luogo di pellegrinaggio dovete nutrire solo pensieri sacri. Vedere un medico vi rammenta i vostri problemi di salute; se vedete un avvocato è per consultarlo sulle vostre questioni di proprietà o rivalse personali. La vista di un tempio vi deve ricordare la Forza che anima l’universo. Il vostro viaggio non dovrebbe essere una gita di svago, ma piuttosto un percorso di discriminazione. Non utilizzate questi pullman di pellegrini per andare a fare dei picnic; non pensate a comprare ricordini, vestiti e rarità nei negozi delle città che visitate. Prestate attenzione soprattutto alla necessità di saturare le vostre menti di esperienze sacre su cui meditare quando sarete tornati alla quiete della vostra casa. Quando vi trovate nello Kshetra, pensate allo Kshetrajña.
Caricate i vostri pullman di pensieri sulla Gloria di Dio, e non di cianfrusaglie e chincaglierie. Ancora una cosa: non date confidenza a persone negative che potreste incontrare là dove siete diretti. Cercate la compagnia di uomini pii e muovetevi fra ciò che è sacro e santificante. Questa è la ragione per cui andate tanto lontano! Gli scaffali dell’ospedale sono pieni d’ogni sorta di medicinali: pillole, veleni, polveri, emulsioni, lozioni, misture, ecc. Voi non dovete chiedere il farmaco più dolce o quello confezionato nel modo più attraente, ma quello necessario per la malattia di cui soffrite. Analogamente, anche il luogo sacro può offrire mille altre attrazioni, ma non perdetevi in esse. Concentratevi su ciò per cui siete venuti. Sia il bhogi (gaudente) sia il rogi (malato) devono trasformarsi in yogi (saggio); scegliete dal dispensario il medicinale che vi trasformerà in yogi.
[5] Rendetevi anche idonei per avere la visione di Dio che cercate nei templi. Andate umilmente, col cuore pieno d’amore per tutto il creato; offrite il fiore del cuore saturo di amore fragrante, il frutto di una mente incontaminata dai parassiti dell’avidità e dell’egoismo. Fate che le vostre parole, i pensieri e le azioni siano dolci, in modo che possiate dedicarvi al servizio del Piano divino. Una persona che ha fede in Dio non cederà al panico, come invece molti fanno all’approssimarsi della congiunzione degli otto pianeti. Vi garantisco che il mondo non correrà nessun particolare pericolo per via di quella congiunzione. Non ci saranno ulteriori calamità, anzi i disordini odierni diminuiranno un po’! Se l’Avatār è disceso, perché avete così tanta paura? Perché temere pericoli immaginari? Ancora una cosa: avrete visto gli annunci che dicono di non portarmi frutta, fiori, ecc. Questa Mia decisione, lo so, ha rattristato qualcuno, ma ascoltatemi: venite da Me a mani vuote ed Io le riempirò di doni e di grazie. Se le vostre mani sono già piene, in che modo potrò colmarle?
Prashānti Nilayam, festa di Shankrānti, 14.01.1962
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications