Discorsi Divini
12 Aprile 1959 – Né le scritture né la logica
12 Aprile 1959
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Né le scritture né la logica
[1] Vārānasī Subrahmanya, l’esperto dei Veda, ha parlato a lungo di due tipi di ricercatori e del contrasto che oggi li divide: i primi (Shāstravādin) sono i commentatori che interpretano le sacre Scritture e ne accettano l’antica saggezza; i secondi (Buddhivādin) sono i seguaci del sentiero della logica che si affidano al ragionamento intellettuale. Egli ha affermato che i primi riconoscono la saggezza degli antichi così come ci viene tramandata dai sacri testi, considerandola autentica ed autorevole, mentre i secondi preferiscono seguire il sentiero della ragione e considerano autorevole solo ciò che soddisfa la loro logica. Naturalmente Vārānasī Subrahmanya ha fatto rilevare i difetti di questa seconda categoria citando numerosi esempi per dimostrarne la fallace ed ingannevole ambiguità; si è profuso nel citare i testi scritturali rendendo il suo discorso astruso e dotto. Io so che la maggior parte delle sue parole è passata alta sopra le vostre teste e che avete perso l’essenza di quello che voleva comunicarvi. L’intelletto si compiace di argomentazioni e dispute, ed una volta che avete ceduto alla tentazione della dialettica, impiegherete molto tempo per sfuggire ai suoi tentacoli, per superarla e godere della beatitudine che deriva dal suo annientamento. Dovete essere sempre consapevoli dei limiti della ragione. La logica deve cedere il passo al Logos e la deduzione deve lasciar posto alla devozione. Sul sentiero verso Dio, l’intelletto vi può aiutare solo fino ad un certo punto; il resto verrà illuminato dall’intuizione.
[2] I sentimenti e le emozioni deformano persino il vostro pensiero e trasformano la ragione in un toro selvaggio. Sovente l’egoismo tende ad incoraggiare ed a giustificare tale grossolanità, tanto che una persona è condotta sul sentiero sbagliato proprio dalla sua stessa ragione, se è quello il sentiero che vuole seguire! Spesso arrivate alla conclusione cui voi stessi volete giungere. Se non siete estremamente cauti nell’analizzare il vostro ragionamento, persino quando è in atto, c’è il rischio che seguiate solo la pista che voi stessi avete tracciato. La ragione si può dominare solo con la disciplina, con la costante applicazione del giogo, con la frusta; in altre parole, con la compassione, la calma, la tolleranza e la sopportazione. Allenate dapprima la ragione a muoversi quietamente per piccoli tratti, poi quando sarete sicuri della sua docilità, potrete condurla lungo la strada tortuosa delle sei tentazioni: la lussuria, la rabbia, l’avidità, l’illusione, l’orgoglio e la gelosia. Bhasmāsura ottenne innumerevoli poteri dalla grazia di Dio, persino il potere di ridurre in cenere coloro sulla cui testa avesse posto le mani; ma poiché i suoi istinti non erano sottomessi e la sua ragione non era purificata, spinto dall’avidità e dall’egoismo cercò di ridurre in cenere persino Chi gli aveva donato quello straordinario potere!
[3] Le sacre Scritture sono solo carte geografiche, sono guide che indicano la strada e forniscono informazioni sul viaggio, ma è il viaggio stesso che mostrerà le difficoltà, i ritardi, gli smottamenti del terreno, le buche, nonché la bellezza dello scenario e la magnificenza della meta finale. Nessun resoconto di seconda mano potrà valere quanto l’esperienza personale e diretta. Può anche succedere che i sacri testi trattino lo stesso argomento da diversi punti di vista al fine di approfondirlo ed ampliarlo per renderlo più comprensibile. Persino i Veda decantano un pensiero esponendolo in dieci forme poetiche diverse analizzandolo da differenti angolature. Certi studiosi, tuttavia, interpretano queste precisazioni come se fossero distinte e con una connotazione del tutto diversa; perciò, invece di semplificare, non fanno che aumentare la confusione. Gli studiosi interpretano i simboli di quelle ‘mappe’ in vari modi, in base alle loro teorie preferite, nozioni e predilezioni, per cui anche gli Shāstravādin non hanno sempre ragione e possono lasciarsi sviare dal desiderio di primeggiare sui loro oppositori; inoltre aderiscono a determinate scuole di pensiero che agiscono da freno alla loro libertà di scoprire e riconoscere il significato vero delle sacre Scritture. Io non sono uno Shāstravādin e neppure un Buddhivādin. Io sono Premavādin, un Espositore dell’Amore, quindi non entro in conflitto né con i sostenitori dei testi sacri né con i devoti della ragione. Entrambi hanno i loro punti a favore come pure le loro limitazioni. Se acquisite Amore puro, sarete dispensati dalle sacre Scritture poiché la loro finalità è di creare un sentimento d’amore equanime verso tutti e di negare l’egoismo che fa da barriera. Anche la ragione, se intralcia la via a tale amore, deve essere scartata perché perversa.
[4] Tutto il tempo e l’energia spesi nell’approfondire le Scritture sono un vero spreco se il loro studio non vi aiuta a rendervi conto che la mente è peggio di una scimmia ubriaca. I pellegrinaggi servono a nobilitare il cuore, a sublimare gli impulsi ed a portare il sé inferiore a livelli di pensiero e di azione più elevati. La ragione serve allo stesso scopo, o almeno dovrebbe. La ragione cerca di conoscere l’unità dell’universo, di scoprirne l’origine e l’obiettivo, le leggi che governano il microcosmo ed il macrocosmo, e getta uno sguardo furtivo dietro il sipario per avere una fugace visione del Burattinaio che ne tira i fili. Non dedicatevi a coltivare o ad incrementare bisogni e desideri, poiché quello è un processo senza fine di semina e raccolta, e voi non raggiungerete mai l’appagamento; per ogni desiderio esaudito sorgerà la brama di altri dieci.
[5] Il nome di questo anno è ‘vikari’, che significa ‘storto’, quindi state attenti! Non rincorrete desideri ambigui e appagamenti disonesti. Tutte le vie che portano al regno dei sensi sono tortuose e cieche; solo la strada che conduce a Dio è dritta. Coltivate la via della lealtà e della sincerità in ogni situazione, la quale rivelerà l’Ātma, il Sé, e vi permetterà di trascendere i tre guna. Il trattamento da riservare ai guna è di schiacciarli fino a renderli una ‘passata’ in modo che ne possa emergere un nuovo gusto di beatitudine, proprio come quando pestate il sale, il peperoncino ed il tamarindo per ottenere una gustosa salsa per insaporire il cibo. Nessuno dei tre guna deve predominare: devono essere sottomessi e indotti a colmare il lago della beatitudine. Ciò che conta è la gioia interiore e non quella esteriore, sensoriale, oggettiva e materiale. Se la compostezza e l’equilibrio interiore rimangono imperturbati di fronte ad alti e bassi, questo è un vero successo. Ogni giorno è uguale all’altro, il sole sorge e tramonta, la luna cresce e cala, le stagioni si alternano e quando sono passati 365 giorni lo chiamiamo ‘anno nuovo’ e gli assegniamo un numero; ma il sole e la luna rimangono indifferenti a tutto questo. Bene, siate come il sole e la luna: non curatevi se è annunciata la fine dell’anno vecchio o se si festeggia l’inizio di quello nuovo. Non si deve fare niente di speciale per scoprire l’Ātma: quando la ‘copertura’ dell’illusione è negata e distrutta, il Sé si rivelerà in tutta la Sua gloria; dovete però eliminare la nebbia, le nubi, i miasmi e sbarazzarvi della serrata cortina che limita il Sé nel corpo e nei suoi annessi. In che modo rimuovere la nebbia? Come pulire lo specchio affinché l’Ātma si possa riflettere chiaramente e senza distorsioni? La mente che vi induce a credere che le Scritture siano la fonte più autorevole, e l’intelletto che vi spinge a sostenere che la ragione sia invece l’autorità suprema, devono essere scrostati e lucidati poiché tendono a macchiarsi ed ossidarsi molto velocemente! Essi richiedono cure ed attenzioni costanti. Come l’ottone deve essere sfregato col tamarindo, lavato ed asciugato per tornare a brillare come nuovo, così anche la mente deve essere trattata con la bontà ed il servizio, con la ripetizione del Nome di Dio, con l’attuazione di progetti benefici e di buone azioni, contemplando il bene di tutti. Il sole è alto nel cielo; se non potete vederlo è solo a causa delle nuvole passeggere. Il mondo sensoriale è la nuvola che cela l’Ātma che rifulge costantemente nel firmamento del vostro cuore. La stessa mente che fa accumulare le nuvole può anche disperderle in un istante; essa è come il vento che raccoglie le nubi dai quattro angoli della terra e rende il cielo buio, ma un momento dopo, cambiando direzione, le rimanda velocemente da dove sono venute! Allenate la mente a disperdere le nuvole, non ad ammassarle. Ogni aspirante spirituale deve seguire questa pratica adottando una disciplina sistematica.
[6] Così come non si può raggiungere la vetta con un salto solo, è difficile negare l’influenza dei sensi; bisogna superare tendenze che si sono consolidate attraverso centinaia di nascite. Solo per chi ha raggiunto il traguardo finale il mondo è illusione e tutto è Brahman, ma finché la Realizzazione non albeggia, bisogna attendere, sperare e prepararsi. Al neonato non si può dare il cibo per adulti, bisogna adeguarlo alle sue necessità e possibilità. Allo stesso modo, non dovete strafare o evitare di fare: entrambi gli atteggiamenti portano alla malattia e rovinano la salute. Io non considero l’erudizione intellettuale poi così essenziale per l’aspirante spirituale; vi consiglio invece di sviluppare la beatitudine, non attraverso metodi difficili e perfino insicuri, ma coltivando l’amore che ha inizio nella casa e nella famiglia per poi estendersi a tutte le creature. Deponete la lancia affilata che cerca di analizzare e fare a pezzi le argomentazioni ed i punti di vista degli oppositori; prendete in mano invece il laddu (dolce di riso) dell’amore che diffonde gioia e conquista anche i cuori più recalcitranti. Questa è la Mia via, la via dell’Amore lungo la quale vi condurrò. Ecco perché offro il Mio biglietto da visita a chiunque venga da Me. Di voi conosco il nome, il livello educativo, la professione, la condizione sociale e tutta la storia, ma voi non conoscete la Mia. Non ho bisogno di apprendere i vostri dati esaminando la vostra scheda personale, voglio piuttosto che conosciate qualcosa della Mia Gloria, perciò ve ne do un vago barlume mediante i Miei miracoli. Vi do anche una dose sufficiente del Mio Amore in modo che voi lo possiate mischiare un po’ a tutto quello che fate o pensate, rendendolo così dolce e gradevole.
Venkatagiri, Conferenza spirituale, 12.4.1959
da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications