Discorsi Divini
1 Settembre 1958 – Beatitudine e dedizione
1 Settembre 1958
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Beatitudine e dedizione
[1] Oggi è davvero un giorno di gioia poiché ci siamo riuniti qui per condividere il nostro Amore; questa gioia, tuttavia, viene un po’ sciupata dalla scarsa ospitalità offerta dalla sala e dai disagi che dovete sopportare, e ciò spiega in parte la vostra inquietudine ed agitazione. Io invece godo di maggior comodità su questo palco relativamente poco affollato. In situazioni simili dovreste avere però un atteggiamento molto diverso. Avrete notato che uno stesso gruppo di persone si comporta in modo differente a seconda che si trovi ad un matrimonio, al cinema, ad una mostra, in un tempio o ad un incontro di calcio, e che in ogni circostanza è animato da impulsi totalmente diversi. In un incontro dedicato allo spirito ci si aspetta grande attenzione, assoluta calma ed un silenzio pieno di riverenza e di preghiera; infatti solo gli occhi e le orecchie devono essere attivi, mentre la lingua non ha nessun lavoro da sbrigare. Io sono venuto per condividere il dono dell’Amore che vi ho portato; mi sembra però che voi siate soddisfatti della confusione in cui vi trovate!
[2] Ora va molto meglio! Questo è il silenzio che ci vuole negli incontri in cui si parla di profonde discipline spirituali. È comunque meglio tenere a freno la lingua, sempre e ovunque: questo è il primo esercizio che prescrivo per progredire spiritualmente. Quello che ho da dire non è per chi già possiede la devozione perché conosce bene il percorso e lo segue; non è neppure per chi non ha alcuna devozione perché parlare, in tal caso, è una semplice perdita di tempo. Le cose che dirò sono rivolte a chi vacilla, è instabile ed esitante, a chi è cosciente di un Potere Superiore ma è poco desideroso di entrare in contatto con Lui perché ignora le tecniche o teme le conseguenze; parlerò quindi a questi devoti un po’ indifferenti. I farmaci non servono ai morti né ai sani; sono gli ammalati, in sospeso fra la vita e la morte, che devono essere curati e rinvigoriti.
[3] Innanzi tutto vorrei che imparaste l’arte del vivere in mezzo alla gente, senza dover soffrire e senza arrecare dolore agli altri. Imparate a trarre il massimo beneficio dalla vostra vita, da questa opportunità offertavi per sublimare gli istinti, gli impulsi ed i vāsanā, e per elevarvi sempre più sul piano spirituale e morale. Fate il miglior uso di tale opportunità, traetene vantaggio e la massima beatitudine. Questa è una città santa che ospita numerose istituzioni spirituali, e molti uomini pii e virtuosi vi fanno visita per diffondere preziosi consigli. Sono lieto che si trovi qui un monaco di alto rango di Yerpedu per tutti i quattro mesi di osservanza ascetica; questa è per voi una buona occasione per imparare da lui gli insegnamenti dei saggi dell’antichità. Sono sicuro che egli vi trasmetterà buoni pensieri e nobili ideali che favoriranno il vostro avanzamento spirituale.
[4] Tenere una ghirlanda di fiori in mano ed intrattenersi in futili conversazioni in un luogo sacro, non è certo devozione. Io non desidero né apprezzo che siano portati fiori e frutta alla Mia presenza. Portatemi il fiore di un cuore puro ed il frutto di una mente resa dolce dalla disciplina spirituale: ecco quello che gradisco, non le cose esteriori che potete procurarvi con pochi spiccioli, senza compiere alcuno sforzo che elevi la mente. Per poter assaporare questo tipo di sforzo dovete frequentare uomini nobili e buoni e trarre piacere dai pensieri elevati. Fate il possibile per potenziare il vostro patrimonio di gioia e beatitudine e per migliorare il livello di discernimento; cercate di mettere a profitto queste due qualità, in modo da poterne usufruire quando se ne presenti la necessità. La principale fonte di beatitudine ed estasi è la dedizione a Dio; null’altro può conferirvi quella gioia genuina e duratura. Siate consapevoli della vostra relazione di parentela col Signore; tale relazione non è una semplice fantasia o una falsa teoria: è stata tramandata nei secoli fin dall’inizio dei tempi e persisterà sino alla fine dei tempi, o in altre parole, sino alla fine del tempo che vi spetta.
[5] Il fiume Godāvarī porta incessantemente al mare tutte le acque dei suoi affluenti. La pioggia si riversa sulle montagne, scorre sotto forma di torrenti verso la pianura, ed il Godāvarī in piena la trascina veloce verso il delta. Allo stesso modo, l’individuo nasce sulla via della retta condotta, procede lungo la via dell’azione e, attraverso la strada seguita dai saggi, s’affretta a raggiungere la Realtà Suprema. Si viene a conoscenza della via dell’azione e di quella dei saggi per mezzo degli jñānendriya, gli organi di percezione; perciò manteneteli puri ed incontaminati da qualità demoniache e vigilate sempre affinché non abbiano a scivolare indietro. I karmendriya, gli organi di azione, vi trascinano in continuazione nell’intricato groviglio di Prakriti, natura o creazione.
[6] La mucca mangia solo erba e pastone d’avena, ma grazie a questi alimenti produce il latte dolce e nutriente. Anche voi fate in modo che le esperienze acquisite tramite i sensi vi aiutino a creare la dolcezza della gentilezza, la purezza della devozione ed il conforto della pace. In tutti c’è una scintilla della verità senza la quale nessuno potrebbe vivere, così come in tutti c’è una fiamma d’amore senza la quale la vita diverrebbe vuota ed oscura. Quella scintilla, quella fiamma è Dio, poiché Egli è l’origine di tutta la Verità e di tutto l’Amore. L’uomo cerca la Verità e vuole conoscere la Realtà perché la sua natura ha origine da Dio stesso, che è Verità. L’uomo cerca amore per donarlo e condividerlo, in quanto la sua natura è Divina, e Dio è Amore. Prendete un chicco di riso: la pula che lo ricopre è l’illusione, il riso è l’individuo e gli elementi nutritivi, ovvero l’essenza del riso, è Dio. Sviluppate la visione interiore e non preoccupatevi degli altri e dei loro difetti. Praticate l’indagine interiore sul Sé, studiate le Upanishad ed i sacri testi: questo potrà aiutarvi un po’, ma ricordate, solo un po’. Tali testi sono solo mappe ed indicazioni che dovete, però, mettere in pratica. Agite e fate esperienza!
[7] Meditate sulla Verità e scoprirete di essere solo una spumeggiante bolla sull’acqua, nata dall’acqua, che vive per un breve periodo sull’acqua, che spirerà sul suo seno, unendosi ad essa. Voi dovete la vostra nascita a Dio: vivete di Lui e tornerete a Lui. Ogni creatura vivente raggiungerà tale coronamento, ma non solo, anche tutte le cose inanimate. Allora cominciate subito, fate il primo passo, purificate il cuore, affinate l’intelletto, o perlomeno iniziate a recitare il nome del Signore; questa pratica, a tempo debito, porterà con sé tutto il resto. Quando un uomo pianta un seme di mango, non è sicuro di vivere tanto a lungo da gustarne i frutti, ma non è questo ciò che conta. Suo dovere è: seminare, curare, proteggere e far crescere la pianta; al resto ci penserà Lui. Questa è la vera rinuncia ai frutti dell’azione. In primo luogo, nutrite amore verso tutti: ciò distruggerà l’invidia, l’ira e l’odio. Rāma (Dio) e Kāma (desiderio) non possono coesistere nello stesso cuore. La fiducia genera fiducia e l’amore genera amore. Mentre vi sto parlando con così tanto amore, non potete provare odio per Me! L’amore puro rende il mondo intero un’unica famiglia ed è il più potente strumento di accordo. Il contadino semina le piantine e le cura con grande attenzione, rimuove le erbacce, elimina i parassiti, le annaffia quando è necessario, le concima e poi attende il giorno in cui potrà raccogliere le messi mature e riempire il suo granaio. Anche voi dovete alimentare l’amore estirpando le erbacce dell’odio e dell’invidia.
[8] Se indossate occhiali con le lenti rosse tutto vi apparirà rosso, se invece indosserete gli occhiali dell’amore tutto vi apparirà amabile e buono. Prima si è parlato del servizio reso ai poveri; gli occhi dell’amore vedranno tutti come Nārāyana (Dio), non solo i poveri ma anche i ricchi. Dovete provare comprensione e pietà anche per i ricchi, poiché hanno così poche opportunità di sviluppare l’attitudine alla rinuncia! Vedete tutti come incarnazioni del Signore e onorateli col fiore dell’amore. Persino la Mia natura potrà essere compresa solo se indosserete gli occhiali della santità; le cose sante possono essere comprese unicamente da un ricercatore santo. Otterrete ciò che andate cercando e vedrete quello che i vostri occhi bramano vedere. Il medico è dove ci sono i pazienti ed il chirurgo si trova in sala operatoria; così anche il Signore è sempre con chi soffre e lotta. Ogni volta che una persona innalza un grido di dolore: “Oh Dio!” – Egli è lì. Le credenziali di un medico possono essere esaminate e valutate solo da un altro medico; il paziente, se vuole migliorare, deve solo avere fiducia e seguire le prescrizioni. Potrà esprimere il suo giudizio sul medico solo dopo aver terminato la terapia; se però non ne segue le prescrizioni con attenzione ed alla lettera, non ha alcun diritto di giudicare. Allora, cosa dire di Me? Seguite le Mie prescrizioni! Naturalmente non saranno uguali per tutti ma dipenderanno dalla natura, dall’età, dalla virulenza del male e dalla cura che state già facendo per alleviarlo; osservate anche la dieta e le altre regole raccomandate. Con questo intendo dire che non basta la preghiera, la ripetizione del Nome o la meditazione. Per aumentare l’effetto di tali pratiche dovete condurre una vita regolata che induca buoni pensieri, dovete consumare cibi sattvici [puri e vegetariani] e perseguire nobili ideali. Finché non vi atterrete alle Mie prescrizioni interamente e con sincerità, è meglio che ve ne stiate in silenzio. Se non conoscete neanche un sassolino, come potrete valutare una montagna?
[9] Potete anche essere degli impavidi e non temere nulla, ma dovete avere un timore reverenziale della Verità. Non c’è nulla di tanto solenne che incuta soggezione quanto la Verità; la vostra Verità, ad esempio, poiché la vostra Verità è la Verità dell’universo. Oggi potreste pensare di non aver bisogno del Signore, ma quando i morsi della fame si faranno sentire, comincerete a bramare il cibo. Ripulite quindi i vostri cuori con lacrime di gioia in modo che il Signore vi si possa insediare. Un proprietario terriero può possedere terreni a perdita d’occhio, ma per sedersi sceglierà solo un posto pulito. Analogamente, se il Signore sceglie il cuore di un devoto, non significa che tutti gli altri cuori non gli appartengano, ma solo che non sono puliti, tutto qui! Egli è ovunque, tutto è Suo, il Suo sguardo è su tutti. Se Dio non fosse tutto questo, come potrebbero gli esseri risplendere od esistere? Abbiate quindi piena fiducia in Dio ed in voi stessi, impegnatevi sempre in buone azioni ed in attività benefiche, dite la verità e non ferite gli altri né con le parole né con le azioni, e nemmeno con i pensieri. Questa è la via per acquisire la pace, che è la ricchezza più grande che potrete ottenere nella vostra vita.
Rajahmundry, 01.09.1958
da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications